LETTURE SOTTO L’OMBRELLONE: “MEET ME ALLA BOA” di PAOLO STELLA

PREMESSA
I romanzi di cui tratto qui vengono denominati “letture sotto l’ombrellone” esclusivamente perché questo è un blog estivo e “vacanziero”. Guardando la homepage, si nota facilmente che i commenti sono classificati come “chiacchiere sotto l’ombrellone” e i lettori che costituiscono la cosiddetta comunity vengono chiamati “vicini di ombrellone”. Quando ho deciso di dedicare qualche post del mio temporary blog alle letture, mi è venuto spontaneo classificare la categoria come “Letture sotto l’ombrellone” senza l’intenzione di sminuire o giudicare mediocre un romanzo nel momento in cui decido di portarmelo in spiaggia. Per sapere quali sono le caratteristiche che per me deve avere un libro da leggere in spiaggia, leggete QUI.
Grazie.

L’AUTORE
Paolo Stella è nato a Milano il 12 marzo 1978 ma è forlivese d’adozione. Dopo la maturità scientifica si iscrive alla Facoltà di Architettura a Firenze senza portare a termine gli studi.
Fin da giovanissimo si sente attratto dal mondo dello spettacolo, grazie anche a un corso di teatro frequentato ai tempi del liceo. Decide quindi di proseguire su questa strada, seguendo un corso di teatro tra il 1993 e il 1997, partecipando a un seminario sul metodo Strasberg e ad alcuni laboratori tenuti da Francesca De Sapio.
Nel 2002 raggiunge la notorietà con la partecipazione al talent Amici di Maria De Filippi che gli permette di coltivare il suo talento d’attore, ottenendo delle parti in varie fiction tv (Incantesimo 7, Un ciclone in famiglia in cui recita per ben tre stagioni accanto ad attori del calibro di Massimo Boldi e Barbara De Rossi, Donna detective a fianco di Lucrezia Lante Della Rovere) e film come Last Minute Marocco, La terza madre, diretto da Dario Argento, e Penso che un sogno così. Dal 2004 al 2007 gira anche dei cortometraggi e degli spot pubblicitari.
L’amicizia con Emma Marrone, anche lei diventata famosa grazie alla partecipazione al talent Amici, ha portato Paolo Stella alla direzione creativa del videoclip del singolo L’isola della cantante salentina, in cui l’attore compare anche in un cammeo, e alla regia del video di altri due singoli, Effetto domino, in collaborazione con Alex Grazioli, e Mi parli piano in cui si vede un altro cammeo di Paolo.

Attratto anche dal mondo del web, nel 2011 inizia l’attività di blogger, seguita da quella di influencer, incominciata grazie alla collaborazione con la rivista on line Elle.it e incoraggiata dall’amore che Paolo nutre per gli scatti e soprattutto per la bellezza. Iniziando a seguire la moda e a scrivere per i giornali diventa una web star (quando si dice nomen omen…) molto seguita soprattutto su Instagram. Il trampolino di lancio nel mondo fashion è costituito dall’attività di testimonial per importanti brand che ha spinto Stella, poco più di un anno fa, a creare con due amici una società di web strategy: la Grumble Creative.

Nel frattempo Paolo coltiva anche la passione per la scrittura, fino alla pubblicazione che lui stesso definisce “casuale” del suo primo romanzo Meet me alla boa (Mondadori, 2018). In una recente intervista per Il Resto del Carlino, a firma di Stefania Cugnetto, racconta:

«Scrivo da sempre, in modo molto personale ed intimo. Anni fa curavo anche un mio blog ma la scrittura istantanea e veloce del web non soddisfa totalmente il mio bisogno di introspezione. Questo romanzo l’ho scritto sette anni fa, avevo bisogno di farlo per affrontare un momento doloroso della mia vita ma non avrei mai pensato di pubblicarlo».

Così un attore, regista e influencer con la pubblicazione di un romanzo rimasto a lungo nel cassetto è balzato in poche settimane al top delle classifiche dei libri più venduti di questa estate.

IL ROMANZO
In Meet me alla boa si racconta la storia d’amore tra Franci (Francesco Stella, personaggio che al di là del cognome ha molto in comune con l’autore Paolo) e Marti, nome che racchiude in sé quelli delle due nonne, Maria e Matilde, facile compromesso per non scontentare nessuno. Lui è un attore, lei fa parte del mondo della moda e ciascuno vive nelle due capitali consacrate: lui a Roma e lei a Parigi. Un incontro fortuito in occasione di un evento mondano parigino fa scattare quella scintilla che nessuno dei due aveva messo in preventivo: un colpo di fulmine che alla fine diventa una storia importante, più di quanto i due amanti riescano davvero a confessarsi.

L’incipit del romanzo è drammatico: un evento luttuoso costringe Franci a fare i conti con il dolore e l’assenza, metabolizzati in quei trenta passi (che caratterizzano anche i capitoli del romanzo) che l’uomo deve compiere, i più difficili della sua vita, fino alla consapevolezza che la sua esistenza non sarà mai più quella di prima.

Ci siamo toccati in questa vita, basta una volta, si rimane lì, collegati dalla verità di un attimo, per sempre. (pag. 201 dell’edizione citata)

Il mondo fatuo dello spettacolo e della moda, in cui ciò che conta principalmente è apparire, si fa pian piano squarciare dalla profondità dell’essere. Passo dopo passo, Franci ripercorre non solo le varie tappe dall’incontro con Marti fino all’ineffabile crudeltà del destino, ma attraverso la consapevolezza dei suoi errori, che paiono perseguitarlo fin dalla fanciullezza e che il ragazzo cerca di mascherare con un’illusoria sicurezza di sé, riesce anche a superare l’apparente fragilità grazie alla forza del suo amore per Marti.

E riderò di me e del mio prendermi sul serio, della mia assurda presunzione di essere meglio di qualcun altro, delle scelte da fare e delle persone a cui sorridere. […] E anche il giorno in cui venni a trovarti, Marti, e tu mi aspettavi in fondo alle scale della metro. E io, preso dall’entusiasmo, mi affrettai a raggiungerti. E inciampai. Caddi per tre rampe, mi si aprì la valigia e feci volare la mia roba dappertutto. E mi squarciai il mento. […] Ma alla fine di quella scala c’eri tu e andava bene così.
Anche con il mento rattoppato.
Anche con le mie mutande sparse per la metro.
Anche se avevo fatto la mia solita figura dell’imbranato.
Alla fine di ogni scala ci sei tu.
Alla fine si muore, e forse è questa l’unica cosa che può salvarmi adesso. (pp. 126-127 dell’edizione citata)

L’ultima volta che Franci e Marti si incontrano, alla stazione, lui viene derubato. Tutto perso, le mie foto, i miei video, quello che scrivo nelle pause, anni di piccole storie. (pag. 86)
Ma i beni materiali, quelle cose alle quali crediamo di non poter rinunciare, non sono solo cose che un ladro porta via, sono attimi di vita. Ciò che ci appartiene è un pezzo della nostra storia, ci si sente defraudati anche se in fondo si tratta solo di oggetti. Eppure c’è qualcosa di più profondo che scaturisce da un semplice furto: la consapevolezza della solitudine.

Non ho più le nostre foto. Mia madre direbbe: «Le persone importanti non rimangono nelle immagini, ma nel cuore, dove nessuno può rubarle».
A me pare che invece ti abbiano proprio rubata, strappata dal mio abbraccio, lacerando i pezzi della nostra storia. […]
Non credo che arriverò alla fine di questo corridoio vivo. È davvero troppo.
I miei buoni propositi, l’ottimismo a tutti i costi, quel bastardo di lato positivo da cercare in ogni cosa, la giusta prospettiva da trovare sempre in qualsiasi situazione… tutte minchiate. Finché pensavo fosse un cellulare, okay, si può anche fare. Ma ora no.
Sono solo. (pag. 88 dell’edizione citata)

Ma davvero tutto è perduto? No, c’è ancora una boa, quella boa cui aggrapparsi per rimanere a galla.

C’è un biglietto, strappato su un lato, scritto a penna blu. Riconosco la tua calligrafia perché è un casino.
Meet me alla boa.
Ogni volta che ne avrai bisogno
. (dalla quarta di copertina)

***

Dire quello che penso di Meet me alla boa è tutt’altro che facile.
Seguo Paolo Stella dal 2011, da quando dopo la perdita di un caro amico decise di aprire un blog su WordPress, Oh my blog! Fin da subito ho apprezzato il suo stile che in parte ho riconosciuto nel romanzo. Solo in parte perché ci sono le sequenze narrative che devono raccontare i fatti e Paolo adotta uno stile fresco e giovanile, non perfetto se vogliamo dal punto di vista linguistico, ma di ciò ha consapevolezza perché per lui la scrittura ha una funzione salvifica e in questo caso la creatività non è legata tanto alla penna quanto al mondo interiore che prepotentemente esce dalle pagine del libro. Infatti, in un’intervista per sportinromagna.it, alla domanda “Come ti sei approcciato alla stesura del libro?”, Stella risponde:

«Sedendomi alla scrivania e scrivendo. Senza mai aver fatto un corso di scrittura o avendo la minima idea della struttura di un libro. Semplicemente buttavo giù parole e pensieri e magicamente avevano un senso.»

Ma non c’è scrittura senza storia, senza ispirazione che proviene in parte dai fatti della vita, belli o brutti che siano. In Meet me alla boa, come spiega in numerose interviste l’autore stesso, ci sono molti elementi autobiografici. Non è un caso che il protagonista si chiami Francesco, un caro amico di Stella la cui morte rappresenta anche l’input per l’apertura del blog. Nello stesso blog troviamo un post che riprende il titolo del romanzo (o, per meglio dire, il romanzo riprende il titolo di quel post) e rileggendolo, dopo aver portato a termine la lettura dell’opera prima di Stella, ho ritrovato in nuce la trama stessa del libro.
Per questo motivo per me non c’è stato quell’elemento sorpresa – oh, ma questo influencer, questa web star sa pure scrivere e lo sa fare bene! – che forse ha colpito tanti nella lettura. Per me è stata la riscoperta di un Paolo-scrittore che avevo già individuato, anzi, che avevo incoraggiato a coltivare questa passione e, pur senza assumermi ovviamente alcun merito per il successo che il romanzo sta avendo e giustamente merita, sono felice che Paolo abbia potuto dimostrare anche il talento di scrittore.

Poi, accanto alla scrittura-che-racconta-storie c’è la scrittura dell’anima. Infatti nel romanzo lo stile cambia spesso, si fa più frammentato quando la parola scritta diventa veicolo dei moti dell’anima. Ed è questa senza dubbio la scrittura di Paolo che preferisco.

P.S. Nel post Meet me alla boa sul blog di Paolo Stella, il 6 gennaio 2012 ho lasciato un commento. Tra le altre cose, ho scritto: Non smettere di scrivere, non farlo perché la scrittura aiuta molto a superare i momenti difficili e ad indagare nella nostra anima.
Grazie per avermi ascoltato. 😉

[FONTI PER LA BIOGRAFIA: Wikipedia.it, Ansa.it, Il Resto del Carlino, da cui è tratta anche la foto che ritrae l’autore, Forlitoday.it, rockol.it, radiotitalia.it]

Analisi del 2014 by WordPress

Interrompo il lungo silenzio per pubblicare il report che WordPress mi ha inviato sull’attività del blog nel 2014. Essendo questo un temporary blog, le visite sono poche così come i post pubblicati e i commenti pervenuti. Nonostante ciò, sono molto affezionata a questo spazio estivo e mi ripropongo di farlo crescere nelle estati a venire.
Approfitto dell’occasione per augurare a tutti un buon 2015.
ARRIVEDERCI A GIUGNO! 🙂

I folletti delle statistiche di WordPress.com hanno preparato un rapporto annuale 2014 per questo blog.

Ecco un estratto:

Un “cable car” di San Francisco contiene 60 passeggeri. Questo blog è stato visto circa 2.200 volte nel 2014. Se fosse un cable car, ci vorrebbero circa 37 viaggi per trasportare altrettante persone.

Clicca qui per vedere il rapporto completo.

UN PREMIO INATTESO: THE VERSATILE BLOGGER AWARD

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E così il mio blogghino nato da poco, per di più temporaneo, mi ha già permesso di conquistare un premio: The Versatile Blogger Award.
Ringraziando Betta G che me l’ha assegnato, vediamo quali sono gli “oneri” che questo premio comporta.

Le regole per accettare questo award sono le seguenti:

Pubblicare il logo che vedete riportato all’inizio di questo post (fatto)
Ringraziare il blog che vi ha nominato (fatto)
Pubblicare i nomi degli altri 15 blog che dovete scegliere e ovviamente informarli tramite un commento (ehm, vedremo …)
Scrivere 7 cose su di voi! (lo faccio subito)

Ecco dunque le 7 cose che mi piace scrivere su di me:

1. Sono una persona molto sensibile (spesso mi commuovo per un nonnulla fino alle lacrime).
2. Sono un’amica fedele ma purtroppo non sempre ricambiata.
3. La famiglia è al primo posto nella mia vita … anche qui, però, non sempre ho l’impressione che anche per gli altri (marito e due figli) sia lo stesso.
4. Non amo la solitudine ma a volte la cerco per concentrarmi su me stessa, cosa che mi è difficile fare visto che la mia vita e il mio lavoro mi portano a stare sempre in compagnia.
5. Il mio hobby preferito è scrivere (ma va!) però amo molto anche leggere, tempo permettendo.
6. Ogni mattina, cascasse il mondo, dedico dieci minuti a me stessa per cospargermi di crema dal collo ai piedi utilizzando 5-6 creme diverse.
7. Sono puntuale e non sopporto chi arriva in ritardo.

Ecco, ora dovrei nominare i 15 blog cui assegnare il premio. Il problema è che i lettori qui scarseggiano, così come i follower. Alla fine nominerei gli amici che mi seguono sugli altri due blog, quindi preferisco invitare chi legge a fare un salto da quelli che definisco “vicini d’ombrellone” (è pur sempre un blog estivo!), tutti ben meritevoli di un premio importante come questo.

AGGIORNAMENTO, 20 SETTEMBRE 2013

Un’altra gradita sorpresa mi è giunta a pochi giorni dalla premiazione: un’altra gentilissima blogger, I dream of fashion, mi ha onorata del premio The Versatile Blogger Award. L’ho già fatto ma la ringrazio nuovamente: è stato per me un gran piacere ricevere addirittura due premi, a pochi giorni dalla chiusura – temporanea ma lunga – di questo Summerblog.

PERCHÉ UN BLOG ESTIVO?

granita mentaIo ormai posso essere considerata una veterana dei blog. Ne ho due, quello principale e uno specifico sulla scuola. Il primo è nato per essere un blog dedicato ai miei studenti, poi ho iniziato a prenderci gusto e a pubblicare riflessioni, più o meno profonde, su fatti di attualità o argomenti che mi stanno a cuore. Poche volte ho davvero parlato di me. Un po’ perché, essendo il blog primario letto dai miei studenti, ho sempre trovato difficile “aprirmi”. Un po’ perché, con il passare del tempo, mi sono sentita “condizionata” dai miei follower e ho iniziato a selezionare gli argomenti a seconda dell’interesse che ritenevo (e ritengo) potessero riscuotere i miei post. Alla fine ho iniziato a scrivere non ciò che volevo (non tutto, almeno) ma ciò che pensavo fosse “conveniente”. Insomma, alla fine ci si sente prigionieri della creatura cui si ha dato vita!

Stesso discorso vale per laprofonline. Parlo di scuola, è vero, esprimo le mie opinioni su determinati argomenti ma quasi mai parlo di me, della mia esperienza in classe. L’avevo fatto una volta sul blog primario ed è successo una specie di putiferio a scuola. Ho dovuto censurare quel post, che di per sé era innocente perché, pur trattando fatti realmente avvenuti in classe, avevo garantito la riservatezza dei protagonisti. Ciò che avevo scritto era stato definito “sconveniente” dal preside che conosco da più di vent’anni. Eppure in quel frangente ho avuto l’impressione che per lui fossi una perfetta sconosciuta.

Io sono sempre stata contro le convenzioni. “Sta bene” o “non sta bene” sono dei limiti che ho sempre accettato per educazione (intendo quella ricevuta in famiglia) e per non deludere gli altri. Per fare un esempio, da ragazza andavo a teatro vestita da sera perché a casa mia dicevano che “così stava bene”, anche se erano già tempi in cui la gente si metteva i jeans. Ero già sposata e madre di due bimbi, andavo a teatro con mia mamma e la sera prima lei mi telefonava per dirmi come mi dovevo vestire “per non farla sfigurare”. Deprimente.

Insomma, io ho proprio voglia di liberarmi dalle “catene” dei due blog già ben avviati per tentare una nuova avventura estiva. Eh sì, perché, almeno nelle intenzioni, questo è un temporary blog (ormai ci sono i temporary shop, perché non dovrebbero esserci anche i blog a tempo?), un blog estivo. D’estate si ha piacere anche di occuparsi di cose frivole ché ci sono poi tutte le altre stagioni per fare le persone serie.
Lo so, è un po’ tardi. In effetti sarebbe stato meglio aprire questo blog all’inizio dell’estate. Ma l’idea mi è venuta oggi, poche ore fa.

Ho letto il post di Valentina in cui pubblicava la recensione di un libro Harmony. Lei è una lettrice assidua, divoratrice di libri e a me fa piacere che passi dai classici ai libri Harmony. Così ho commentato:

«Non ho mai letto Harmony però sono dell’idea che non si debba disprezzare nulla. Tutt’al più se una cosa non ti piace, ne farai a meno la prossima volta (non so se è chiaro il concetto: se Harmony fa schifo, non ne leggerai più; se ti piace, ne leggerai altri, fermo restando che non è detto ti piacciano tutti).
In genere non sopporto gli snob che dicono “io quelle robacce non le leggo”, anche perché sono fermamente convinta che lo fanno di nascosto.
Ho un’amica che mi ha chiesto se avevo letto Sparks e le ho detto di sì, “Le parole che non ti ho detto” e “Come un uragano”. Poi mi fa: “me ne ha parlato bene un mio amico e voglio provare a leggere qualcosa di lui. Sai, in genere, non leggo romanzi che non siano i classici. leggo saggi …”. Ora mi chiedo: “Come fai a leggere saggi d’estate? Voglio dire, lei è un’insegnante come me e io d’estate voglio liberare la mente., figurati se leggo saggi!
Stesso discorso vale per le fiction: quando dico che le guardo, alcuni mi lanciano sguardi inorriditi. Una prof che guarda fiction? Sia mai!»

Ecco, io qui non voglio essere una prof (quella che sono non solo nel blog laprofonline ma anche in quello principale perché la mia identità quella è!). Voglio essere semplicemente Marisa e occuparmi anche di sciocchezze, così giusto per passare il tempo cercando di non morire di caldo!

Volete seguirmi? Magari una granita (virtuale) o un buon gelato (altrettanto virtuale) ve lo posso offrire.

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